Gli esperimenti per verificare il passaggio da lupo a cane sono stati diversi. Ma uno in particolare è stato molto curioso, e ha fornito interessantissimi indizi sulle diverse tappe dell’addomesticazione dei canidi selvatici: la serie di sperimentazioni con le volpi di Dmitri K. Belyaev.

Belyaev visse in un periodo non molto fortunato per i genetisti: la genetica veniva bollata come “scienza fascista”, probabilmente per i tentativi di eugenetica nazisti. Tra gli anni ’30 e ’50, diversi genetisti vennero rinchiusi nei campi di lavoro o addirittura giustiziati; i più fortunati, venivano accusati di praticare pseudoscienza, e licenziati dai loro incarichi accademici.

Belyaev perse il suo lavoro al Dipartimento di Allevamento di Animali da Pelliccia proprio per questo motivo. Ma non si fece abbattere, e continuò a studiare la fisiologia animale durante gli anni ’50, fino a quando, agli inizi degli anni ’60, la scienza comunista subì un cambiamento, e Belyaev riuscì ad ottenere il ruolo di direttore dell’Istituto di Citologia e Genetica dell’Accademia Russa delle Scienze.

L’ipotesi di Belyaev sul cane era sostanzialmente questa: il cane era così differente dai lupi per via di una selezione eseguita dall’uomo ed operata per l’ottenimento dei migliori tratti comportamentali, primo tra tutti la docilità.
Credeva che l’aspetto dei cani moderni fosse dovuto a cambiamenti neurochimici e ormonali dovuti alla selezione. E quale modo migliore di dimostrarlo se non tentare di addomesticare un canide selvatico come la volpe?

Ecco che inizia la sperimentazione sulle volpi di Belyaev. Lo scopo era quello di allevarle per effettuare una selezione basata sulla docilità. A partire da un mese dalla nascita, gli sperimentatori coccolarono ed offrirono cibo alle volpi, notando il comportamento degli animali verso altri esemplari della loro specie e con l’essere umano.

Una volta raggiunta la maturità sessuale, veniva loro assegnato un punteggio per identificarne la docilità, punteggio basato sulla tendenza a mordere gli sperimentatori e la confidenza verso l’essere umano.
Vennero quindi selezionate le volpi meno aggressive e timorose nei confronti dell’uomo, e vennero fatte riprodurre. Parallelamente, vennero fatte riprodurre anche le volpi che mostravano tratti più selvatici.

L’esperimento proseguì per 40 generazioni di volpi, ottenendo un gruppo di volpi addomesticate che mostravano tratti comportamentali e fisici differenti dalle volpi selvatiche. Queste volpi erano letteralmente “amiche” dell’uomo: leccavano gli sperimentatori, li annusavano, gradivano la loro presenza, tentavano di attirare la loro attenzione, muovevano la coda per segnalare il loro stato d’animo. Erano inoltre meno spaventate da esseri umano mai visti prima, e più propense ad esplorare nuove situazioni.

Dal punto di vista fisico, si notarono cambiamenti nelle orecchie, nella coda, nella stagione riproduttiva (divenuta più lunga), cambiamenti nella colorazione del manto, e modifiche alla forma dei loro crani e dei denti.

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Tutti questi sostanziali cambiamenti furono dovuti in primo luogo alle modifiche del sistema ghiandolare di controllo dell’adrenalina, che entra in azione in situazioni di stress e di paura. Le volpi addomesticate avevano livelli di adrenalina decisamente più bassi dei loro cugini selvatici.
L’adrenalina inoltre sembra avere un collegamento con la produzione di melanina, che controlla il pigmento della pelliccia.

La sperimentazione generò 700 volpi domestiche fino al 1996, quando la situazione economica del settore scientifico russo attraversò una crisi che costrinse il laboratorio a vendere molte delle volpi per proseguire le ricerche.

Ma la ricerca sulle volpi degli ultimi 40 anni sta ancora contribuendo a svelare i meccanismi di addomesticazione dei canidi selvatici che hanno contribuito a creare i cani moderni che tanto amiamo.

 

(fonte: http://www.luigiboschi.it/)

L’ESPERIMENTO DI BELYAEV – il Carattere è “trasmissibile”
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