Table of dog lifetime (thing to do and age to do them)

 

di VALERIA ROSSI – Molto, molto spesso i lettori mi chiedono: “Ma a che età posso cominciare a…”  (fare il corso puppy, far saltare il cane, far accoppiare il cane…e molto altro). Una coppia di lettori, ieri, mi ha mandato una mail specificando proprio che “la nostra famiglia vorrebbe essere annoverata  fra i proprietari-consapevoli-che-si-documentano-un-anno-prima, e che hanno in programma di frequentare puppy class ecc. ecc. : ma non vorremmo bruciare le tappe e fare stupidate. Ci sarebbe molto utile (e penso lo possa essere anche per altri internauti) uno schema che associ alle varie età del cane le azioni  indispensabili per avere un rapporto equilibrato cane\uomo. Sarebbe interessante avere una tabella tipo da sessanta giorni a sei mesi, dai sei mesi a un anno così via“.
La richiesta è sicuramente interessante, anche se la risposta è piuttosto difficile perché molto dipende, ovviamente, dalla razza e anche dal singolo soggetto. Ci sono cuccioli precoci (veri e propri “bambini-prodigio”!) ed altri che invece hanno bisogno di tempi più lunghi: ci sono condizioni ambientali in cui si può “accelerare” ed altre invece in cui è consigliabile una maggiore calma; ci sono, anche, umani che possono interagire facilmente con il cucciolo ed altri che non hanno la pazienza, la gestualità, la manualità adatte a lavorare con un cucciolo e quindi è meglio che comincino con un cucciolone di almeno cinque-sei mesi.
Premesso questo, una tabella semplicemente “indicativa” dei tempi si può anche stilare… fermo restando, appunto, che va considerata SOLO come indicativa e che un bravo allevatore, e poi un bravo educatore o addestratore saranno sempre le persone più adatte per suggerirvi i tempi migliori per il vostro specifico, unico ed inimitabile amico a quattro zampe.

I TEMPI DEL CUCCIOLO

Dalla nascita ai 15 giorni di vita – questo periodo è stato a lungo definito “fase vegetativa”, intendendo che i cuccioli si limitavano appunto a “vegetare” senza alcuna interazione con il mondo esterno, esclusa la madre (o meglio, le “mammelle” della madre). In questo periodo i cuccioli possiedono soltanto il senso del tatto e (forse) quello del gusto, che comunque resta poco sviluppato anche nel cane adulto: sull’olfatto non ci sono ancora certezze, è probabile che inizi a svilupparsi molto presto ma è sicuramente ancora molto limitato, mentre udito e vista non sono ancora attivi.
Gli studi più recenti (William Greenough) hanno invece assodato che i cuccioli stimolati sensorialmente in questo periodo (a partire dal terzo giorno di vita) hanno addirittura la possibilità di migliorare la propria struttura cerebrale. In base a questi studi è stato creato il programma “Bio sensor”, sviluppato anche il italia con il nome di “Senso puppy”: potrete saperne di più leggendo questo articolo.
COSA FARE:  in questo periodo (anzi, anche…prima, partendo da quando i cuccioli sono ancora nelle pancia della mamma!) si può applicare il programma Senso puppy (caldamente consigliato dalla sottoscritta, che ne ha potuto osservare e verificare gli splendidi risultati).
CHI SE NE DEVE OCCUPARE:  l’allevatore.

Dai 15 ai 21 giorni di vita – si verifica la cosiddetta “fase di transizione”, durante la quale si aprono al mondo i due sensi rimanenti: vista e udito. Inoltre l’olfatto si affina sempre più e permette ai cuccioli le prime interazioni con i fratellini (che nella prima fase non venivano riconosciuti come tali, ma come “parti dell’arredamento”). Anche lo sviluppo di vista e udito è progressivo: appena aprono gli occhi (intorno al quindicesimo giorno) i cuccioli in realtà non sono in grado di vedere quasi nulla: a 21 giorni la vista è completamente sviluppata.
COSA FARE: poiché il cane  è un animale ad orientamento prevalentemente olfattivo, in questo periodo si può cercare di ampliare al massimo lo sviluppo di questo senso, sottoponendo all’attenzione del cucciolo odori diversi e stimolanti. Più il cucciolo riuscirà ad affinare il suo olfatto, più il suo cervello lavorerà per elaborare le informazioni e più verrà stimolata, quindi, l’intelligenza.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: l’allevatore.

Dai 21 ai 50 gg. circa – Questo periodo, delicatissimo, è quello in cui avviene limprinting vero e proprio (quello dato dalla madre), a cui si deve assolutamente affiancare il processo di impregnazione fornito dall’uomo. Per approfondire potete cliccare qui.
Intorno ai 35 giorni i cuccioli escono anche dalla sala parto e cominciano ad interagire col mondo esterno, compreso il padre, se presente (e dovrebbe SEMPRE essere presente, se vogliamo che i cuccioli abbiano una formazione completa). Se il padre non è disponibile, può fare le sue veci qualsiasi maschio adulto equilibrato.

COSA FARE: bisogna farsi vedere e soprattutto annusare, comunque conoscere dai cuccioli, che in questo modo impareranno a considerare l’uomo come un conspecifico. L’assenza di impregnazione azzera completamente la fiducia del cane nell’uomo e quindi la sua docilità.
Per fortuna questo periodo coincide con quello dello svezzamento e quindi, volenti o nolenti, coloro che si occupano della cucciolata devono avere contatti con i piccoli: però un conto è piazzare lì una ciotolina con il primo cibo solido e un altro è dare un’impregnazione corretta. I cuccioli devono interagire il più possibile con gli umani, quindi essere toccati, manipolati, accarezzati, fatti giocare e così via: è anche bene che il processo coinvolga persone diverse (per esempio un uomo, una donna, un bambino).
Personalmente ritengo indispensabile (e comunque è molto, ma molto utile) che i cuccioli incontrino una figura paterna (vera o “sostitutiva” che sia) a partire dai 35-40 giorni.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: l’allevatore e la sua famiglia.
ATTENZIONE: al termine di questo periodo (e a volte anche prima della fine, verso i 40 giorni) molti cuccioli vengono staccati dalla madre e affidati ai nuovi proprietari. Questo è un grave errore, perché il cucciolo non ha ricevuto tutti gli insegnamenti necessari dalla famiglia di origine. Inoltre, proprio dai 50 ai 60 giorni si colloca il cosiddetto periodo dell’”impronta alla paura”, durante il quale le esperienze negative rimangono fortemente impresse nella mente del cucciolo e possono condizionare tutta la sua vita futura.
Per approfondire, potete cliccare qui.

Dai 50 giorni ai 4 mesi circa – questo è il momento più delicato della vita sociale del cane, perché arriva la celeberrima “fase della socializzazione”. I cuccioli apprendono in questo periodo tutte le nozioni fondamentali che stanno alla base della loro vita sociale (e quindi anche della relazione con gli altri cani e con gli esseri umani interni ed esterni alla propria famiglia-branco).
COSA FARE: il cucciolo andrà “portato in società”, ovvero dovrà avere frequenti contatti sociali con persone, cani, altri animali, insomma con tutti gli esseri viventi con i quali ci aspettiamo che abbia un rapporto.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: il processo di socializzazione deve essere iniziato dall’allevatore e proseguirà sotto la guida del nuovo proprietario.
All’interno di questo periodo, in pratica subito dopo l’arrivo a casa del cucciolo (dai due ai tre mesi, se l’allevatore consegna i cuccioli in tempi corretti), si dovrà anche procedere alla sua prima educazione.
Essa deve iniziare SUBITO, fin dal primo istante di vita con noi: e se abbiam deciso di frequentare un corso per cuccioli (i famosi “corsi puppy”, utilissimi anche per la stessa socializzazione), anche il corso dovrà iniziare prima possibile, fin dai due-tre mesi.
Che si frequenti o meno il corso, in questo periodo il cucciolo deve anche imparare a giocare. Il gioco non è soltanto un’attività ludica e spontanea, ma un processo di apprendimento attivo che va gestito, stimolato, indirizzato. I giochi dovranno essere diversi, vari, e si potranno anche adeguare al tipo di cane e al futuro che abbiamo immaginato per lui: per esempio un futuro cane da utilità-difesa potrà essere indirizzato maggiormente sul gioco del tira-molla con lo straccio, mentre un futuro cane da agility potrà cominciare ad inseguire una pallina e abituarsi all’idea di “ostacolo”: assolutamente NON da saltare, a questa età, ma da imparare ad approcciare. Le stecche degli ostacoli verranno poste a terra, ma il cucciolo potrà imparare a passare tra i plinti dell’ostacolo stesso. Così come potrà imparare ad approcciare i tunnel e lo slalom, sempre visti come giochi divertenti. Tutti i cani possono essere iniziati al lavoro di fiuto (pista o  “nosework” di vario tipo).  A partire dai tre mesi si possono anche iniziare piccoli (e semplici) giochi di attivazione mentale.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: il proprietario, che può avvalersi dell’aiuto professionale di un educatore.
ATTENZIONE: con le razze giganti e con quelle di taglia media, ma molto pesanti (per esempio labrador, golden, rottweiler) bisognerà badare moltissimo ad evitare gli sforzi eccessivi, a non far loro salire le scale, a non lasciarli giocare con cani di taglia troppo diversa (quelli piccoli e scattanti potrebbero invogliare il cucciolo, per imitazione, a compiere movimenti troppo rapidi e potenzialmente molto dannosi).
Regolamentare correttamente l’esercizio fisico migliorerà anche di molto le condizioni di vita future dei cani affetti da displasia dell’anca o del gomito, malattie che -a parità di gravità dal punto di vista genetico – possono andare all’asintomatico (o quasi) al gravissimo solo a seconda di come vengono gestiti i  fattori ambientali.

I TEMPI DEL CUCCIOLONE

Dai quattro ai sei mesi – il cucciolone può fare praticamente tutto, tranne gli esercizi fisici particolarmente impegnativi (salti, palizzate ecc.). Può iniziare a fare qualche piccolo percorso in agility (con la barriere molto, molto basse), può migliorare le sue capacità olfattive con piste un po’ più impegnative, può iniziare a riportare (utilizzando riportelli adatti all’età), può perfino fare i primissimi esercizi di attacco (sul salamotto e non ancora sulla manica), intesi ovviamente come esercizi basati sul predatorio e MAI, per nessun motivo al mondo, sull’aggressività.
Ricordiamo però che a partire dai tre mesi e mezzo il cucciolo cambia i denti: in questo periodo avrà la bocca  irritata, quindi bisogna assolutamente evitare che qualche gioco o esercizio gli causi disagio o dolore.
COSA FARE: Gradualità e buon senso dovranno essere le parole d’ordine: un cucciolone di questa età equivale a un ragazzino di 12-15 anni, che sta passando dall’infanzia all’adolescenza, con tutti i problemi che questo passaggio comporta. Non si può pretendere che la sua soglia di attenzione duri molto a lungo, né che si impagni più di tanto nell’eseguire un esercizio alla perfezione. Non bisogna cercare di bruciare le tappe, ma considerare il cane per quello che è: un ragazzino, appunto.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: proprietario ed educatore/addestratore.

Dai sei mesi all’anno – il cucciolone si avvia a diventare adulto, quindi si possono aumentare progressivamente tempi e difficoltà degli esercizi, sempre per gradi e sempre senza pretendere l’impossibile. Abbiamo ancora a che fare con un adolescente, non dimentichiamolo.
In questo periodo potranno nascere i primi conflitti gerarchici all’interno della famiglia: il cane potrebbe tentare di dare la “scalata” alle posizioni di maggior prestigio e quindi (la cosa varia moltissimo a seconda delle razze) manifestare comportamenti che vanno dal ribelle al decisamente aggressivo. Quasi sempre un comportamento fermo, coerente, non nevrotico ma pacatamente ferreo basta e avanza per rimettere il cane al proprio posto. Se ci si trovasse in difficoltà ci si può rivolgere ad un esperto… sperando di trovarne uno che sia veramente tale (chiedete, informatevi, sentite altri proprietari: il passaparola in questi casi è l’arma migliore).
In questo periodo (anzi, anche prima, a partire dai sei mesi circa) i cani raggiungono anche la maturità sessuale: le femmine avranno il primo calore, mentre i maschi, dopo aver cominciato ad alzare la zampa, cominceranno a comportarsi come arrapati cronici (esattamente come i loro corrispettivi adolescenti umani). Bene: E’ TROPPO PRESTO per pensare a farli accoppiare (decisione che comunque andrebbe sempre meditata molto a fondo, anche quando il cane è veramente adulto e pronto per la riproduzione).
La femmina non è veramente matura fino al terzo calore, mentre il maschio troppo giovane, oltre a non essere completamente formato (anche i suoi spermatozoi potrebbero non essere ancora maturi), rischia di diventare un “fissato col sesso” e di avere problemi caratteriali se viene fatto riprodurre prima dei 18-20 mesi. Dipende molto anche dalle razze (quelle di piccola e piccolissima taglia sono più precoci, le taglie giganti sono quelle a maturazione più lenta), ma in generale i 18 mesi sono proprio il minimo storico per pensare ad un accoppiamento (e i due anni sono ancora meglio).

I TEMPI DELL’ADULTO

Dopo l’anno e mezzo di età il cane viene generalmente considerato “adulto”, anche se in realtà non sempre lo è. Un chihuahua lo è, per esempio: un mastiff no, anzi è ancora ben lontano dal poter essere considerato tale (lo diventerà intorno ai tre anni).
A parte questo, dal punto di vista fisico il cane è completo e quindi può essere adibito a qualsiasi tipo di attività (ovviamente adeguata alla sua razza, taglia, peso eccetera): dal punto di vista psichico, invece, ci sono soggetti che maturano decisamente più tardi di altri anche all’interno della stessa razza o tipologia.
Osservare e conoscere il proprio cane è l’unico modo per capire a quale punto sia realmente arrivato e quindi cosa possiamo aspettarci/pretendere da lui.
Tra le attività che si possono svolgere solo con il cane arrivato a completa maturazione ricordiamo (oltre alla già citata attività sessuale) tutti gli sport che comprendono salti, palizzate eccetera (in primis agility e disc dog, che richiedono anche una preparazione atletica particolarmente accurata: a chi intendesse praticarli consigliamo molto caldamente di non affidarsi solo alla buona sorte, ma di avvalersi anche dei consigli di un preparatore atletico professionale. In Italia sono ancora molto pochi, ma qualcuno c’è… e quelli che ci sono sono anche bravi) e la pet therapy, che non impegna quasi per nulla dal punto di vista fisico ma che richiede una completa maturazione psichica, oltre ovviamente ad un grandissimo equilibrio caratteriale.
Questo non significa che i cani da agility o da pet therapy non debbano fare nulla fino all’anno e mezzo-due anni: anzi, la loro preparazione dovrà iniziare con molto anticipo. Però la “discesa in campo” vera e propria, fino ai 18-20 mesi, è sconsigliata (e in alcuni sport è proprio vietata).

Un ultimo appunto sui cani da esposizione, che dai 9 ai 18 mesi possono concorrere in classe Giovani, ma a partire dai 12 mesi possono scegliere tra Giovani e Libera: il mio personale consiglio, ancora una volta, è quello di non voler bruciare le tappe a tutti i costi. E’ vero che solo in classe Libera (e in classe Lavoro per le razze che la prevedono) vengono assegnati i benedetti CAC e CACIB che servono al raggiungimento dei campionati di bellezza… ma un cane di 12 mesi – a meno che non sia di taglia piccola, nana o toy – non potrà MAI apparire completamente formato e quindi difficilmente sarà in grado di ottenere grandi risultati nelle classi “per adulti”.
Purtroppo molti espositori cercano di spingere al massimo (di solito con mezzi leciti, ma a volte anche con mezzi tutt’altro che leciti, come gli anabolizzanti) la forma fisica del cane, pur di abbreviare i tempi e di conquistare titoli prima possibile (anche perché i titoli, specie per i maschi,  significano “monte” e quindi guadagno per il proprietario): in questo modo, però, si “spaccano” moltissimi cani… tant’è vero che non è raro vedere un giovane che vince tutto per un anno o due e poi, “inspiegabilmente”, scompare dal giro delle manifestazioni.
Personalmente, se fossi l’ENCI, dividerei le classi in modo diverso a seconda delle razze: perché un barbone toy di un anno è sicuramente arrivato a maturazione completa e può tranquillamente presentarsi in Libera… ma un rottweiler della stessa età, se si presenta sul ring con la stessa muscolatura di un cane di tre anni, personalmente mi fa sempre sorgere gravi dubbi e serie preoccupazioni.
Però io non sono l’ENCI, quindi le classi resteranno quelle che sono: non resta quindi che affidarsi al buon senso dei proprietari, ricordando loro che coppe, titoli e campionati saranno anche una bellissima cosa… ma che la vita del cane vale di più.

Trudy – Devonshires Devon of Dukeland x Becca-N

Ancora una cucciola disponibili dalla nostra ultima cucciolata

Devonshires Devon of Dukeland x Becca-N

Cuccioli nati il 29/08/2016 – già pronti per andare nelle nuove case.

Cucciolata sottoposta a protocollo Bio-sensor, arricchimento ambientale, desensibilizzazione acustica, attivazione mentale, test caratteriale e successiva socializzazione.
Femmina con attitudini per il riporto, ampiamente socializzata con altri cani e persone.

Genitori controllati per displasia e atrofia della retina, madre cane da pet therapy e padre con ottima tempra, cuccioli consegnati con ciclo di vermifugo completo, microchip, pedigree, ciclo vaccino completo, ricevuta fiscale, contratto di affido e copia del test caratteriale.
Pedigree della cucciolata fino alla 5 generazione
Massima serietà – solo contatti telefonici.

 

 

 

Significant epilepsy gene discovery in dogs

Fonte: www.sciencedaily.com/releases/2017/02/170221110730.htm#.WKyTAB6zShw.facebook

Significant epilepsy gene discovery in dogs

Date: February 21, 2017
Source: University of Helsinki
Summary: Research groups have described in collaboration a novel myoclonic epilepsy in dogs and identified its genetic cause. The study reveals a novel candidate gene for human myoclonic epilepsies, one of the most common forms of epilepsy. As a result, a genetic test was developed for veterinary diagnostics and breeding programs.
Share:
 
FULL STORY

With the help of the genetic test, veterinarians can diagnose this specific epilepsy in their canine patients, while breeders will be able to identify carriers and revise the breeding plans to avoid future affected puppies.
Credit: Nina Lindqvist
 
 

A collaborative study describes a novel myoclonic epilepsy syndrome in dogs for the first time and discovers its genetic cause at DIRAS1 gene. The affected dogs developed myoclonic seizures at young age — on average 6 months old — and seizures occur typically at rest. In some of the dogs the seizures could be triggered by light.

A novel candidate gene for human myoclonic epilepsies

The canine myoclonic epilepsy resembles human juvenile myoclonic syndrome in many aspects and the study has therefore meaningful implications for epilepsy research across species, says Professor Hannes Lohi from the canine gene research group, University of Helsinki.

Myoclonic epilepsies are one of the most common forms of epilepsy in human and the canine findings will not only help in diagnostics but also provide a novel entry point to understand the pathophysiology of the disease. The identified DIRAS1 gene may play a role in cholinergic transmission in the brain and provides a novel target for the development of epilepsy treatments.

We found a novel epilepsy gene, DIRAS1, which has not been linked to any neurological diseases before. The gene is poorly characterized so far, but some studies suggest that it may play a role in cholinergic neurotransmission, which could be a highly relevant pathway for the myoclonic epilepsies, explains MSc Sarviaho, co-first author of the study.

The genetic backgrounds of myoclonic epilepsies are not well known yet, and our study provides a new candidate gene, which helps to further characterize the underlying pathophysiology in future studies. This would be important for the development of new treatment scenarios, summarizes Professor Lohi, senior author of the study.

The affected dogs continue to serve as preclinical models when new treatment options are sought in ongoing studies.

A genetic test helps breeding and diagnostics

The results have implications for both veterinary diagnostics and breeding programs.

We screened over 600 Rhodesian Ridgebacks and about 1000 epileptic dogs in other breeds and found that the DIRAS1 defect was specific for juvenile myoclonic epilepsy in Rhodesian Ridgebacks so far, says MSc Sarviaho.

With the help of the genetic test, veterinarians can diagnose this specific epilepsy in their canine patients while breeders will be able to identify carriers and revise the breeding plans to avoid future affected puppies. About 15% of the dogs in the breed carry the DIRAS1 mutation and dogs all over Europe and beyond are affected, says DVM Franziska Wieländer from LMU Munich.

Dogs don’t need to be sedated anymore for epilepsy research

To characterize the clinical features, researchers utilized a novel wireless video-EEG recording method. This allows a real-time monitoring of the electrical events prior, during and after the seizure episode in unsedated dogs.

All the wires from electrodes are attached to a small portable device on the dog’s back that transmits the data straight to our computers. Thus, the dog is free to move around and we can record the EEG for long periods at one go, explains Professor Fiona James.

She has been previously developing the method at the University of Guelph, Ontario, Canada.


Story Source:

Materials provided by University of Helsinki. Note: Content may be edited for style and length.


Journal Reference:

  1. Franziska Wielaender, Riika Sarviaho, Fiona James, Marjo Hytönen, Miguel A. Cortez, Gerhard Kluger, Lotta L. E. Koskinen, Meharji Arumilli, Marion Kornberg, Andrea Bathen-Noethen, Andrea Tipold, Kai Rentmeister, Sofie F. M. Bhatti, Velia Hülsmeyer, Irene C. Boettcher, Carina Tästensen, Thomas Flegel, Elisabeth Dietschi, Tosso Leeb, Kaspar Matiasek, Andrea Fischer, Hannes Lohi. Generalized myoclonic epilepsy with photosensitivity in juvenile dogs caused by a defective DIRAS Family GTPase 1. PNAS, 2017 DOI: 10.1073/pnas.1614478114

A fluffy puppy (not in our possession)

Si accettano contatti per stupendo cucciolo fluffy
Genitori ambedue HD: A – ED: 0
prcd-Pra/Eic/Hnpk/Cnm: Free!!
-Sesso: Maschio
-Colore: Cioccolate
-Età: a fine aprile – 4 mesi
-Vaccinazione completa, antirabbica in regola
-Export pedigree
-Genitori controllati per le principali patologie
-Figlio di campioni di bellezza
-Nonna campionessa internazionale di lavoro
-Linee importanti, Americane, Finlandesi e Svedesi
-Si preferisce una famiglia. Allevatori andranno valutati MOLTO attentamente, in quanto il cucciolo è veramente promettente e, nel caso, basterebbe accoppiarlo con soggetti Long-Coat: Free per avere una progenie di sicuro interesse.
Il pelo lungo non è segno di malattie, normalmente i fluffy nascono in linee di grande spessore storico e allevatoriale.

Ci teniamo a precisare che il cucciolo non è nato da noi, ma all’estero, non è figlio di uno dei miei cani (purtroppo) ma è di provenienza sicura. Ho io stessa eseguito lo studio del pedigree del cucciolo, riscontrando in esso antenati a me già noti come portatori. 

Cucciolo Fluffy – Nato all’estero (non nostro, purtroppo)

Si accettano contatti per stupendo cucciolo fluffy
Genitori ambedue HD: A – ED: 0
prcd-Pra/Eic/Hnpk/Cnm: Free!!
-Sesso: Maschio
-Colore: Cioccolate
-Età: a fine aprile – 4 mesi
-Vaccinazione completa, antirabbica in regola
-Export pedigree
-Genitori controllati per le principali patologie
-Figlio di campioni di bellezza
-Nonna campionessa internazionale di lavoro
-Linee importanti, Americane, Finlandesi e Svedesi
-Si preferisce una famiglia. Allevatori andranno valutati MOLTO attentamente, in quanto il cucciolo è veramente promettente e, nel caso, basterebbe accoppiarlo con soggetti Long-Coat: Free per avere una progenie di sicuro interesse.
Il pelo lungo non è segno di malattie, normalmente i fluffy nascono in linee di grande spessore storico e allevatoriale.

Ci teniamo a precisare che il cucciolo non è nato da noi, ma all’estero, non è figlio di uno dei miei cani (purtroppo) ma è di provenienza sicura. Ho io stessa eseguito lo studio del pedigree del cucciolo, riscontrando in esso antenati a me già noti come portatori. 

Significant epilepsy gene discovery in dogs

Fonte: www.sciencedaily.com/releases/2017/02/170221110730.htm#.WKyTAB6zShw.facebook

Significant epilepsy gene discovery in dogs

Date: February 21, 2017
Source: University of Helsinki
Summary: Research groups have described in collaboration a novel myoclonic epilepsy in dogs and identified its genetic cause. The study reveals a novel candidate gene for human myoclonic epilepsies, one of the most common forms of epilepsy. As a result, a genetic test was developed for veterinary diagnostics and breeding programs.
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FULL STORY

With the help of the genetic test, veterinarians can diagnose this specific epilepsy in their canine patients, while breeders will be able to identify carriers and revise the breeding plans to avoid future affected puppies.
Credit: Nina Lindqvist
 
 

A collaborative study describes a novel myoclonic epilepsy syndrome in dogs for the first time and discovers its genetic cause at DIRAS1 gene. The affected dogs developed myoclonic seizures at young age — on average 6 months old — and seizures occur typically at rest. In some of the dogs the seizures could be triggered by light.

A novel candidate gene for human myoclonic epilepsies

The canine myoclonic epilepsy resembles human juvenile myoclonic syndrome in many aspects and the study has therefore meaningful implications for epilepsy research across species, says Professor Hannes Lohi from the canine gene research group, University of Helsinki.

Myoclonic epilepsies are one of the most common forms of epilepsy in human and the canine findings will not only help in diagnostics but also provide a novel entry point to understand the pathophysiology of the disease. The identified DIRAS1 gene may play a role in cholinergic transmission in the brain and provides a novel target for the development of epilepsy treatments.

We found a novel epilepsy gene, DIRAS1, which has not been linked to any neurological diseases before. The gene is poorly characterized so far, but some studies suggest that it may play a role in cholinergic neurotransmission, which could be a highly relevant pathway for the myoclonic epilepsies, explains MSc Sarviaho, co-first author of the study.

The genetic backgrounds of myoclonic epilepsies are not well known yet, and our study provides a new candidate gene, which helps to further characterize the underlying pathophysiology in future studies. This would be important for the development of new treatment scenarios, summarizes Professor Lohi, senior author of the study.

The affected dogs continue to serve as preclinical models when new treatment options are sought in ongoing studies.

A genetic test helps breeding and diagnostics

The results have implications for both veterinary diagnostics and breeding programs.

We screened over 600 Rhodesian Ridgebacks and about 1000 epileptic dogs in other breeds and found that the DIRAS1 defect was specific for juvenile myoclonic epilepsy in Rhodesian Ridgebacks so far, says MSc Sarviaho.

With the help of the genetic test, veterinarians can diagnose this specific epilepsy in their canine patients while breeders will be able to identify carriers and revise the breeding plans to avoid future affected puppies. About 15% of the dogs in the breed carry the DIRAS1 mutation and dogs all over Europe and beyond are affected, says DVM Franziska Wieländer from LMU Munich.

Dogs don’t need to be sedated anymore for epilepsy research

To characterize the clinical features, researchers utilized a novel wireless video-EEG recording method. This allows a real-time monitoring of the electrical events prior, during and after the seizure episode in unsedated dogs.

All the wires from electrodes are attached to a small portable device on the dog’s back that transmits the data straight to our computers. Thus, the dog is free to move around and we can record the EEG for long periods at one go, explains Professor Fiona James.

She has been previously developing the method at the University of Guelph, Ontario, Canada.


Story Source:

Materials provided by University of Helsinki. Note: Content may be edited for style and length.


Journal Reference:

  1. Franziska Wielaender, Riika Sarviaho, Fiona James, Marjo Hytönen, Miguel A. Cortez, Gerhard Kluger, Lotta L. E. Koskinen, Meharji Arumilli, Marion Kornberg, Andrea Bathen-Noethen, Andrea Tipold, Kai Rentmeister, Sofie F. M. Bhatti, Velia Hülsmeyer, Irene C. Boettcher, Carina Tästensen, Thomas Flegel, Elisabeth Dietschi, Tosso Leeb, Kaspar Matiasek, Andrea Fischer, Hannes Lohi. Generalized myoclonic epilepsy with photosensitivity in juvenile dogs caused by a defective DIRAS Family GTPase 1. PNAS, 2017 DOI: 10.1073/pnas.1614478114

Tabella dei tempi cinofili (a che età fare cosa?)

 

di VALERIA ROSSI – Molto, molto spesso i lettori mi chiedono: “Ma a che età posso cominciare a…”  (fare il corso puppy, far saltare il cane, far accoppiare il cane…e molto altro). Una coppia di lettori, ieri, mi ha mandato una mail specificando proprio che “la nostra famiglia vorrebbe essere annoverata  fra i proprietari-consapevoli-che-si-documentano-un-anno-prima, e che hanno in programma di frequentare puppy class ecc. ecc. : ma non vorremmo bruciare le tappe e fare stupidate. Ci sarebbe molto utile (e penso lo possa essere anche per altri internauti) uno schema che associ alle varie età del cane le azioni  indispensabili per avere un rapporto equilibrato cane\uomo. Sarebbe interessante avere una tabella tipo da sessanta giorni a sei mesi, dai sei mesi a un anno così via“.
La richiesta è sicuramente interessante, anche se la risposta è piuttosto difficile perché molto dipende, ovviamente, dalla razza e anche dal singolo soggetto. Ci sono cuccioli precoci (veri e propri “bambini-prodigio”!) ed altri che invece hanno bisogno di tempi più lunghi: ci sono condizioni ambientali in cui si può “accelerare” ed altre invece in cui è consigliabile una maggiore calma; ci sono, anche, umani che possono interagire facilmente con il cucciolo ed altri che non hanno la pazienza, la gestualità, la manualità adatte a lavorare con un cucciolo e quindi è meglio che comincino con un cucciolone di almeno cinque-sei mesi.
Premesso questo, una tabella semplicemente “indicativa” dei tempi si può anche stilare… fermo restando, appunto, che va considerata SOLO come indicativa e che un bravo allevatore, e poi un bravo educatore o addestratore saranno sempre le persone più adatte per suggerirvi i tempi migliori per il vostro specifico, unico ed inimitabile amico a quattro zampe.

I TEMPI DEL CUCCIOLO

Dalla nascita ai 15 giorni di vita – questo periodo è stato a lungo definito “fase vegetativa”, intendendo che i cuccioli si limitavano appunto a “vegetare” senza alcuna interazione con il mondo esterno, esclusa la madre (o meglio, le “mammelle” della madre). In questo periodo i cuccioli possiedono soltanto il senso del tatto e (forse) quello del gusto, che comunque resta poco sviluppato anche nel cane adulto: sull’olfatto non ci sono ancora certezze, è probabile che inizi a svilupparsi molto presto ma è sicuramente ancora molto limitato, mentre udito e vista non sono ancora attivi.
Gli studi più recenti (William Greenough) hanno invece assodato che i cuccioli stimolati sensorialmente in questo periodo (a partire dal terzo giorno di vita) hanno addirittura la possibilità di migliorare la propria struttura cerebrale. In base a questi studi è stato creato il programma “Bio sensor”, sviluppato anche il italia con il nome di “Senso puppy”: potrete saperne di più leggendo questo articolo.
COSA FARE:  in questo periodo (anzi, anche…prima, partendo da quando i cuccioli sono ancora nelle pancia della mamma!) si può applicare il programma Senso puppy (caldamente consigliato dalla sottoscritta, che ne ha potuto osservare e verificare gli splendidi risultati).
CHI SE NE DEVE OCCUPARE:  l’allevatore.

Dai 15 ai 21 giorni di vita – si verifica la cosiddetta “fase di transizione”, durante la quale si aprono al mondo i due sensi rimanenti: vista e udito. Inoltre l’olfatto si affina sempre più e permette ai cuccioli le prime interazioni con i fratellini (che nella prima fase non venivano riconosciuti come tali, ma come “parti dell’arredamento”). Anche lo sviluppo di vista e udito è progressivo: appena aprono gli occhi (intorno al quindicesimo giorno) i cuccioli in realtà non sono in grado di vedere quasi nulla: a 21 giorni la vista è completamente sviluppata.
COSA FARE: poiché il cane  è un animale ad orientamento prevalentemente olfattivo, in questo periodo si può cercare di ampliare al massimo lo sviluppo di questo senso, sottoponendo all’attenzione del cucciolo odori diversi e stimolanti. Più il cucciolo riuscirà ad affinare il suo olfatto, più il suo cervello lavorerà per elaborare le informazioni e più verrà stimolata, quindi, l’intelligenza.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: l’allevatore.

Dai 21 ai 50 gg. circa – Questo periodo, delicatissimo, è quello in cui avviene limprinting vero e proprio (quello dato dalla madre), a cui si deve assolutamente affiancare il processo di impregnazione fornito dall’uomo. Per approfondire potete cliccare qui.
Intorno ai 35 giorni i cuccioli escono anche dalla sala parto e cominciano ad interagire col mondo esterno, compreso il padre, se presente (e dovrebbe SEMPRE essere presente, se vogliamo che i cuccioli abbiano una formazione completa). Se il padre non è disponibile, può fare le sue veci qualsiasi maschio adulto equilibrato.

COSA FARE: bisogna farsi vedere e soprattutto annusare, comunque conoscere dai cuccioli, che in questo modo impareranno a considerare l’uomo come un conspecifico. L’assenza di impregnazione azzera completamente la fiducia del cane nell’uomo e quindi la sua docilità.
Per fortuna questo periodo coincide con quello dello svezzamento e quindi, volenti o nolenti, coloro che si occupano della cucciolata devono avere contatti con i piccoli: però un conto è piazzare lì una ciotolina con il primo cibo solido e un altro è dare un’impregnazione corretta. I cuccioli devono interagire il più possibile con gli umani, quindi essere toccati, manipolati, accarezzati, fatti giocare e così via: è anche bene che il processo coinvolga persone diverse (per esempio un uomo, una donna, un bambino).
Personalmente ritengo indispensabile (e comunque è molto, ma molto utile) che i cuccioli incontrino una figura paterna (vera o “sostitutiva” che sia) a partire dai 35-40 giorni.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: l’allevatore e la sua famiglia.
ATTENZIONE: al termine di questo periodo (e a volte anche prima della fine, verso i 40 giorni) molti cuccioli vengono staccati dalla madre e affidati ai nuovi proprietari. Questo è un grave errore, perché il cucciolo non ha ricevuto tutti gli insegnamenti necessari dalla famiglia di origine. Inoltre, proprio dai 50 ai 60 giorni si colloca il cosiddetto periodo dell’”impronta alla paura”, durante il quale le esperienze negative rimangono fortemente impresse nella mente del cucciolo e possono condizionare tutta la sua vita futura.
Per approfondire, potete cliccare qui.

Dai 50 giorni ai 4 mesi circa – questo è il momento più delicato della vita sociale del cane, perché arriva la celeberrima “fase della socializzazione”. I cuccioli apprendono in questo periodo tutte le nozioni fondamentali che stanno alla base della loro vita sociale (e quindi anche della relazione con gli altri cani e con gli esseri umani interni ed esterni alla propria famiglia-branco).
COSA FARE: il cucciolo andrà “portato in società”, ovvero dovrà avere frequenti contatti sociali con persone, cani, altri animali, insomma con tutti gli esseri viventi con i quali ci aspettiamo che abbia un rapporto.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: il processo di socializzazione deve essere iniziato dall’allevatore e proseguirà sotto la guida del nuovo proprietario.
All’interno di questo periodo, in pratica subito dopo l’arrivo a casa del cucciolo (dai due ai tre mesi, se l’allevatore consegna i cuccioli in tempi corretti), si dovrà anche procedere alla sua prima educazione.
Essa deve iniziare SUBITO, fin dal primo istante di vita con noi: e se abbiam deciso di frequentare un corso per cuccioli (i famosi “corsi puppy”, utilissimi anche per la stessa socializzazione), anche il corso dovrà iniziare prima possibile, fin dai due-tre mesi.
Che si frequenti o meno il corso, in questo periodo il cucciolo deve anche imparare a giocare. Il gioco non è soltanto un’attività ludica e spontanea, ma un processo di apprendimento attivo che va gestito, stimolato, indirizzato. I giochi dovranno essere diversi, vari, e si potranno anche adeguare al tipo di cane e al futuro che abbiamo immaginato per lui: per esempio un futuro cane da utilità-difesa potrà essere indirizzato maggiormente sul gioco del tira-molla con lo straccio, mentre un futuro cane da agility potrà cominciare ad inseguire una pallina e abituarsi all’idea di “ostacolo”: assolutamente NON da saltare, a questa età, ma da imparare ad approcciare. Le stecche degli ostacoli verranno poste a terra, ma il cucciolo potrà imparare a passare tra i plinti dell’ostacolo stesso. Così come potrà imparare ad approcciare i tunnel e lo slalom, sempre visti come giochi divertenti. Tutti i cani possono essere iniziati al lavoro di fiuto (pista o  “nosework” di vario tipo).  A partire dai tre mesi si possono anche iniziare piccoli (e semplici) giochi di attivazione mentale.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: il proprietario, che può avvalersi dell’aiuto professionale di un educatore.
ATTENZIONE: con le razze giganti e con quelle di taglia media, ma molto pesanti (per esempio labrador, golden, rottweiler) bisognerà badare moltissimo ad evitare gli sforzi eccessivi, a non far loro salire le scale, a non lasciarli giocare con cani di taglia troppo diversa (quelli piccoli e scattanti potrebbero invogliare il cucciolo, per imitazione, a compiere movimenti troppo rapidi e potenzialmente molto dannosi).
Regolamentare correttamente l’esercizio fisico migliorerà anche di molto le condizioni di vita future dei cani affetti da displasia dell’anca o del gomito, malattie che -a parità di gravità dal punto di vista genetico – possono andare all’asintomatico (o quasi) al gravissimo solo a seconda di come vengono gestiti i  fattori ambientali.

I TEMPI DEL CUCCIOLONE

Dai quattro ai sei mesi – il cucciolone può fare praticamente tutto, tranne gli esercizi fisici particolarmente impegnativi (salti, palizzate ecc.). Può iniziare a fare qualche piccolo percorso in agility (con la barriere molto, molto basse), può migliorare le sue capacità olfattive con piste un po’ più impegnative, può iniziare a riportare (utilizzando riportelli adatti all’età), può perfino fare i primissimi esercizi di attacco (sul salamotto e non ancora sulla manica), intesi ovviamente come esercizi basati sul predatorio e MAI, per nessun motivo al mondo, sull’aggressività.
Ricordiamo però che a partire dai tre mesi e mezzo il cucciolo cambia i denti: in questo periodo avrà la bocca  irritata, quindi bisogna assolutamente evitare che qualche gioco o esercizio gli causi disagio o dolore.
COSA FARE: Gradualità e buon senso dovranno essere le parole d’ordine: un cucciolone di questa età equivale a un ragazzino di 12-15 anni, che sta passando dall’infanzia all’adolescenza, con tutti i problemi che questo passaggio comporta. Non si può pretendere che la sua soglia di attenzione duri molto a lungo, né che si impagni più di tanto nell’eseguire un esercizio alla perfezione. Non bisogna cercare di bruciare le tappe, ma considerare il cane per quello che è: un ragazzino, appunto.
CHI SE NE DEVE OCCUPARE: proprietario ed educatore/addestratore.

Dai sei mesi all’anno – il cucciolone si avvia a diventare adulto, quindi si possono aumentare progressivamente tempi e difficoltà degli esercizi, sempre per gradi e sempre senza pretendere l’impossibile. Abbiamo ancora a che fare con un adolescente, non dimentichiamolo.
In questo periodo potranno nascere i primi conflitti gerarchici all’interno della famiglia: il cane potrebbe tentare di dare la “scalata” alle posizioni di maggior prestigio e quindi (la cosa varia moltissimo a seconda delle razze) manifestare comportamenti che vanno dal ribelle al decisamente aggressivo. Quasi sempre un comportamento fermo, coerente, non nevrotico ma pacatamente ferreo basta e avanza per rimettere il cane al proprio posto. Se ci si trovasse in difficoltà ci si può rivolgere ad un esperto… sperando di trovarne uno che sia veramente tale (chiedete, informatevi, sentite altri proprietari: il passaparola in questi casi è l’arma migliore).
In questo periodo (anzi, anche prima, a partire dai sei mesi circa) i cani raggiungono anche la maturità sessuale: le femmine avranno il primo calore, mentre i maschi, dopo aver cominciato ad alzare la zampa, cominceranno a comportarsi come arrapati cronici (esattamente come i loro corrispettivi adolescenti umani). Bene: E’ TROPPO PRESTO per pensare a farli accoppiare (decisione che comunque andrebbe sempre meditata molto a fondo, anche quando il cane è veramente adulto e pronto per la riproduzione).
La femmina non è veramente matura fino al terzo calore, mentre il maschio troppo giovane, oltre a non essere completamente formato (anche i suoi spermatozoi potrebbero non essere ancora maturi), rischia di diventare un “fissato col sesso” e di avere problemi caratteriali se viene fatto riprodurre prima dei 18-20 mesi. Dipende molto anche dalle razze (quelle di piccola e piccolissima taglia sono più precoci, le taglie giganti sono quelle a maturazione più lenta), ma in generale i 18 mesi sono proprio il minimo storico per pensare ad un accoppiamento (e i due anni sono ancora meglio).

I TEMPI DELL’ADULTO

Dopo l’anno e mezzo di età il cane viene generalmente considerato “adulto”, anche se in realtà non sempre lo è. Un chihuahua lo è, per esempio: un mastiff no, anzi è ancora ben lontano dal poter essere considerato tale (lo diventerà intorno ai tre anni).
A parte questo, dal punto di vista fisico il cane è completo e quindi può essere adibito a qualsiasi tipo di attività (ovviamente adeguata alla sua razza, taglia, peso eccetera): dal punto di vista psichico, invece, ci sono soggetti che maturano decisamente più tardi di altri anche all’interno della stessa razza o tipologia.
Osservare e conoscere il proprio cane è l’unico modo per capire a quale punto sia realmente arrivato e quindi cosa possiamo aspettarci/pretendere da lui.
Tra le attività che si possono svolgere solo con il cane arrivato a completa maturazione ricordiamo (oltre alla già citata attività sessuale) tutti gli sport che comprendono salti, palizzate eccetera (in primis agility e disc dog, che richiedono anche una preparazione atletica particolarmente accurata: a chi intendesse praticarli consigliamo molto caldamente di non affidarsi solo alla buona sorte, ma di avvalersi anche dei consigli di un preparatore atletico professionale. In Italia sono ancora molto pochi, ma qualcuno c’è… e quelli che ci sono sono anche bravi) e la pet therapy, che non impegna quasi per nulla dal punto di vista fisico ma che richiede una completa maturazione psichica, oltre ovviamente ad un grandissimo equilibrio caratteriale.
Questo non significa che i cani da agility o da pet therapy non debbano fare nulla fino all’anno e mezzo-due anni: anzi, la loro preparazione dovrà iniziare con molto anticipo. Però la “discesa in campo” vera e propria, fino ai 18-20 mesi, è sconsigliata (e in alcuni sport è proprio vietata).

Un ultimo appunto sui cani da esposizione, che dai 9 ai 18 mesi possono concorrere in classe Giovani, ma a partire dai 12 mesi possono scegliere tra Giovani e Libera: il mio personale consiglio, ancora una volta, è quello di non voler bruciare le tappe a tutti i costi. E’ vero che solo in classe Libera (e in classe Lavoro per le razze che la prevedono) vengono assegnati i benedetti CAC e CACIB che servono al raggiungimento dei campionati di bellezza… ma un cane di 12 mesi – a meno che non sia di taglia piccola, nana o toy – non potrà MAI apparire completamente formato e quindi difficilmente sarà in grado di ottenere grandi risultati nelle classi “per adulti”.
Purtroppo molti espositori cercano di spingere al massimo (di solito con mezzi leciti, ma a volte anche con mezzi tutt’altro che leciti, come gli anabolizzanti) la forma fisica del cane, pur di abbreviare i tempi e di conquistare titoli prima possibile (anche perché i titoli, specie per i maschi,  significano “monte” e quindi guadagno per il proprietario): in questo modo, però, si “spaccano” moltissimi cani… tant’è vero che non è raro vedere un giovane che vince tutto per un anno o due e poi, “inspiegabilmente”, scompare dal giro delle manifestazioni.
Personalmente, se fossi l’ENCI, dividerei le classi in modo diverso a seconda delle razze: perché un barbone toy di un anno è sicuramente arrivato a maturazione completa e può tranquillamente presentarsi in Libera… ma un rottweiler della stessa età, se si presenta sul ring con la stessa muscolatura di un cane di tre anni, personalmente mi fa sempre sorgere gravi dubbi e serie preoccupazioni.
Però io non sono l’ENCI, quindi le classi resteranno quelle che sono: non resta quindi che affidarsi al buon senso dei proprietari, ricordando loro che coppe, titoli e campionati saranno anche una bellissima cosa… ma che la vita del cane vale di più.

L’ESPERIMENTO DI BELYAEV – il Carattere è “trasmissibile”

Gli esperimenti per verificare il passaggio da lupo a cane sono stati diversi. Ma uno in particolare è stato molto curioso, e ha fornito interessantissimi indizi sulle diverse tappe dell’addomesticazione dei canidi selvatici: la serie di sperimentazioni con le volpi di Dmitri K. Belyaev.

Belyaev visse in un periodo non molto fortunato per i genetisti: la genetica veniva bollata come “scienza fascista”, probabilmente per i tentativi di eugenetica nazisti. Tra gli anni ’30 e ’50, diversi genetisti vennero rinchiusi nei campi di lavoro o addirittura giustiziati; i più fortunati, venivano accusati di praticare pseudoscienza, e licenziati dai loro incarichi accademici.

Belyaev perse il suo lavoro al Dipartimento di Allevamento di Animali da Pelliccia proprio per questo motivo. Ma non si fece abbattere, e continuò a studiare la fisiologia animale durante gli anni ’50, fino a quando, agli inizi degli anni ’60, la scienza comunista subì un cambiamento, e Belyaev riuscì ad ottenere il ruolo di direttore dell’Istituto di Citologia e Genetica dell’Accademia Russa delle Scienze.

L’ipotesi di Belyaev sul cane era sostanzialmente questa: il cane era così differente dai lupi per via di una selezione eseguita dall’uomo ed operata per l’ottenimento dei migliori tratti comportamentali, primo tra tutti la docilità.
Credeva che l’aspetto dei cani moderni fosse dovuto a cambiamenti neurochimici e ormonali dovuti alla selezione. E quale modo migliore di dimostrarlo se non tentare di addomesticare un canide selvatico come la volpe?

Ecco che inizia la sperimentazione sulle volpi di Belyaev. Lo scopo era quello di allevarle per effettuare una selezione basata sulla docilità. A partire da un mese dalla nascita, gli sperimentatori coccolarono ed offrirono cibo alle volpi, notando il comportamento degli animali verso altri esemplari della loro specie e con l’essere umano.

Una volta raggiunta la maturità sessuale, veniva loro assegnato un punteggio per identificarne la docilità, punteggio basato sulla tendenza a mordere gli sperimentatori e la confidenza verso l’essere umano.
Vennero quindi selezionate le volpi meno aggressive e timorose nei confronti dell’uomo, e vennero fatte riprodurre. Parallelamente, vennero fatte riprodurre anche le volpi che mostravano tratti più selvatici.

L’esperimento proseguì per 40 generazioni di volpi, ottenendo un gruppo di volpi addomesticate che mostravano tratti comportamentali e fisici differenti dalle volpi selvatiche. Queste volpi erano letteralmente “amiche” dell’uomo: leccavano gli sperimentatori, li annusavano, gradivano la loro presenza, tentavano di attirare la loro attenzione, muovevano la coda per segnalare il loro stato d’animo. Erano inoltre meno spaventate da esseri umano mai visti prima, e più propense ad esplorare nuove situazioni.

Dal punto di vista fisico, si notarono cambiamenti nelle orecchie, nella coda, nella stagione riproduttiva (divenuta più lunga), cambiamenti nella colorazione del manto, e modifiche alla forma dei loro crani e dei denti.

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http://domesticatedsilverfox.weebly.com/how-the-foxes-changed.html

Tutti questi sostanziali cambiamenti furono dovuti in primo luogo alle modifiche del sistema ghiandolare di controllo dell’adrenalina, che entra in azione in situazioni di stress e di paura. Le volpi addomesticate avevano livelli di adrenalina decisamente più bassi dei loro cugini selvatici.
L’adrenalina inoltre sembra avere un collegamento con la produzione di melanina, che controlla il pigmento della pelliccia.

La sperimentazione generò 700 volpi domestiche fino al 1996, quando la situazione economica del settore scientifico russo attraversò una crisi che costrinse il laboratorio a vendere molte delle volpi per proseguire le ricerche.

Ma la ricerca sulle volpi degli ultimi 40 anni sta ancora contribuendo a svelare i meccanismi di addomesticazione dei canidi selvatici che hanno contribuito a creare i cani moderni che tanto amiamo.

 

(fonte: http://www.luigiboschi.it/)